
Ma a saperlo, signora mia! Al momento, chi scrive sa solo di aver appena autorizzato un pagamento di sessanta sonanti euri a favore di WordPress per un sito che non sa customizzare, una grafica che non ha scelto ed un non meglio specificato pacchetto di opzioni web a noi familiari quanto il Teorema di Weiestrass.
Insomma: sessanta euro per un generale senso di spaesamento/smarrimento quando oggi, per dire, su Zalando iniziavano i saldi al 50%. E chi siamo noi per negare di aver assolutamentissimamente bisogno di un nuovo paio di tronchetti color taupe? Voglio dire, quante di noi, amiche ma anche amiSci all’ascolto, possiamo sinceramente affermare di possedere una calzatura color, ehm, talpa? L’abbiamo nera, certo. Nocciola, chiaro. Blu, che è pur sempre neutro. Rosso geranio, verde ottanio, forse ma…talpa? Eddaje.
Ecco. Il delirio di cui sopra per spiegare perché sono qui: le ca**te non so proprio tenermele per me. Devo imprimere parole su un supporto, se voglio addomesticarle ed evitare di vomitarle addosso a malcapitati interlocutori, pratica a cui mi dedicavo con commovente zelo (e discutibili risultati) dal lontano ottobre del 2004, quando colui che all’epoca reputavo il mio re, o perlomeno il mio principe consorte designato (tu Harry, io Meghan) fu colto da illuminazione divina e decise di lasciarmi. Non si sentiva pronto – mi disse – allo step successivo: d’altronde, povero cucciolo, aveva solo dieci anni più di me, ma è noto ai più che l’età dell’uomo si calcola, in molti casi, col principio inverso dell’età canina.
Fattostà che in quel lugubre autunno che mi vide afflosciare come un soufflé mal cotto e deprimermi come la Panicucci dopo un fuori onda qualsiasi, la scoperta di un sito che metteva alla mercé di chiunque fettine di cyberspazio da imbrattare a piacimento fu il mio faro nella nebbia.
Da ottobre 2004 a dicembre 2018 (!) non ho mai smesso di affidare le mie confidenze più intime e le mie recensioni più improbabili a quell’infame di .iobloggo, che in occasione delle feste natalizie ha pensato bene di regalarci la sua chiusura coatta, non si sa se temporanea o imperitura.
Io, in ogni modo, avendo pagato sessanta euri (non so se ho già rimarcato il concetto), per buona misura direi che continuo qui 😉