L’inizio del declino

A lungo ho creduto che l’inizio del declino coincidesse con quella fase della vita in cui, senza neanche rendertene conto, incominci a bombardare il prossimo tuo con un’antologia non richiesta di ricordi, aneddoti, memorie più o meno guadenti ma sempre e comunque attraversate da una vena potentissima di nostalgia e rimpianto, il cui sottinteso è: allora sì, che si ragionava!

Ahhh… ai miei tempi, quando i pullover si scegliavano su Postalmarket! (e quindi? adesso non lo fai mai su Yoox?)

Ahhh…quando Claudio Cecchetto lanciava il Gioca Jouer e un ballo di gruppo raggiungeva il primo posto in classifica e vendeva mezzo milione di copie! (solo io mi ritrovo ancora a dormire, salutare, autostop, starnuto, camminare, nuotare per poi migrare a la playa a ritmo dei Righeira ad ogni singola festa di compleanno/matrimonio/anniversario/laQualunque..?)

Ahh… ai miei tempi, quando i paninari sfoggiavano le felpe Best Company, i jeans sopra le caviglie, i giacconi Moncler, l’Invicta a righe e i calzettoni Burlington! (appostatevi all’uscita di una scuola superiore privata nell’annus domini 2019 e rispondetevi da soli).

Sta di fatto che in questi ultimi mesi, mentre queste pagine accumulavno non gomitoli ma gattini di polvere, trasformandosi in una sorta di dismesso gattile elettronico, ho realizzato con sconcerto che il mio personale inizio del declino è già in atto e non ha nulla, ma proprio nulla a che fare con i memoir generazionali. Io guardo avanti…peccato che punti al domani dietro lenti da presbite e con miraggi da VillArzilla!

Ma ecco a voi in rigoroso ordine sparso i 6 segnali inconfutabili che il mio declino è già in atto.

Dyson V11. Babbo Natale prendi appunti perché te lo ritroverai sulla letterina.
  • Il mio oggetto dei desideri dell’anno è un elettrodomestico Dyson. Solo che non si tratta del (parrebbe) miracoloso set di spazzole Styler Airwrap, fautrici di onde e ricci beyonceiani, no. Il mio elettrodomestico del corazon è il mitico aspirapolvere verticale senza fili, che con i suoi 14 cicloni concentrici generati con un clic – qualunque cosa essi siano, ndr – promette di aspirare anche gli atomi scomposti e i neutrini del Cern. Prima di compiere 40 anni, se mi fosse stato anche solo ventilato come presente natalizio un aspirapolvere, avreste ricevuto notizie del malcapitato donatore sulle pagine della cronaca nera.
Dita a martello: che piaga!
  • Per anni, da bambina, ho sorriso con mia cugina Valeria ai tragicomici, inarrestabili racconti di mia nonna materna aventi ad oggetto il suo alluce valgo, i suoi calli e i suoi duroni. Nonna Mariuccia meets The Podologo era un format esilarante e apparentemente inesauribile, ma solo di recente ho iniziato ad apprezzarne la grande lungimiranza e la profonda realtà: le mie dita a martello sono una piaga! Mi fanno male 8 paia di scarpe su 10 e vabbeh che adesso viriamo all’inverno e posso rifugiarmi nei morbidi e pellicciosi (simil)Ugg ma…che patimento! Credo di aver ammorbato la mia vicina di scrivania quella vaganota di volte, questa estate, perché incapace di trovare un solo modello di sandalo semichiuso che non mi provocasse all’istante sfregamenti, piaghe e vesciche. Appassionante…come un tallone calloso, nevvero?
Chi va piano va sano e va lontano. Ma lontano da me.
  • Ho sviluppato un vero e proprio odio per chi cammina piano. Lo so, lo so, c’è un mondo là fuori, e forse anche voi ne fate parte, che ama prendersela con calma, indugiare sul pavé occhieggiando le vetrine (o il display del cellulare) ma…per Dio, inserite una marcia superiore al freno a mano quando i marciapiedi sono stretti e alle vostre placide terga create code degne del Raccordo Anulare al venerdì sera! Un tempo, e che ve lo dico a fare? non prestavo la benché minima attenzione all’andatura di chicchessia. Neanche alla mia, credo.
Intanto, averceli.
  • Non mi ritrovo a citare solo mia nonna, no! Mi ritrovo addirittura a citare mia madre, quando è notorio che la figlia femmina è un mammifero concepito per contestare la propria genitrice, ohibò. Ora, mia nonna stava al podologo come mia mamma sta al motto di: “Chi più spende, meno spende”. Ed io, dopo lustri di shopping low cost d’impulso e migliaia di euro devoluti alla causa di Zara, Stradivarius, H&M e compagnia e montagne di paccottiglia pailettata/perlinata/fiocchettata vista, presa & MAI mai indossata (me cretina: I know) che a distanza di mesi veniva poi puntualmente regalata in blocco a giovani cugine, vicine di case e amiche di amiche di… temo proprio di aver sposato la causa materna. Adesso i miei carrelli, reali e virtuali, tracimano di capi MAAA…io procedo all’acquisto solo dopo un’accurata selezione frutto di scientifiche valutazioni. E’ 100% cotone/lana/pelle? Gli orli son degni di questo nome o destinarsi a sfaldatasi come il leggendario mini abito di Charlize Theron in un vecchio spot tv? Prenderà fuoco solo a guardarlo? Mi farà male? (v. punto precedente). E via discorrendo. Il risultato è, innegabilmente, che compro meno ma compro meglio. Spendendo sempre quanto spendevo prima. E cioé, eam…troppo 😀
Perdonami Sòra Luisa per averti sempre ignorata!
  • In linea con il mio nuovo approccio alla spesa, ma soprattutto indice di un indiscutibile invecc… em, declino, una confessione cui siete liberi di reagire manifestando l’horror vacui: le linee di Luisa Spagnoli non mi fanno più così (posso dirlo?) schifo. Si dà il caso che due vetrine pastellose/bouclettose del celebre marchio per signore (ove l’aggettivo qualificativo “mature” è omesso solo perché sottinteso dalla conformazione trapezoidale delle spalle dei blazer sui manichini, ndr) che occhieggiano a cinquanta metri scarsi dal mio ufficio ma mai, mai e ripeto MAI avevano attirato il mio sguardo sino alla primavera scorsa calamitino adesso, qualche volta (qualche) la mia attenzione. Un certo tipo di tubino-sciccosino, di longuette al ginocchio né-lunga-né-corta, di spolverino-elegantino-ma-non-leccatino non mi dispiacciono più così tanto. Non ci faccio un pensierino solo perché anche i prezzi sono da marchio per signore (aggettivo sottinteso: benestanti, molto benestanti) ma soprattutto perché nella mia hometown ho ormai trovato la mia boutique del cuore: quella di un’altra Luisa (combinazione!), autentica artista della sartoria che propone capi intramontabili e super modaioli al tempo stesso, shakerando il classico con quel tocco d’estro che li rende al contempo originali e portabilissimi. E che mi salva dalla deriva impietosa al Nonna Abelarda style.
  • 6. “Ma non avevi smesso?!” mi ha domandato salendo di alcune ottave la mia augusta genitrice un paio di sere fa, lo sguardo perplesso su una tovaglia in tela AIDA che è quella che vedete…em, istoriata a colpi di fili DMC qui sopra. Avevo smesso, è vero. Ma quando sei agéé dentro, le vecchie abitudini sono dure a morire. E così, da qualche mese, la scatola del ricamo è la fida compagna delle mie pazze, pazze notti tutte divano, copertina e Netflix, sotto gli sguardi egualmente perpliti di marito e figlia (“ma un giorno diventerò anch’io così?! oddioooo…!!”)

E voi, amisciii e amicheee all’ascolto, avete già iniziato la vostra personale discesa non nella terza, non nella quarta ma nella quinta età? Quali indizi ve lo fanno pensare?

4 pensieri riguardo “L’inizio del declino

  1. hai citato Postalmarket e mi hai fatto tornare molto indietro nel tempo….come al solito i tuoi post mi strappano sorrisi a gogò e mi ritrovo a ridere da solo come un cretino.
    Non parlare di declino perchè non si abbina bene alla tua età…una volta, quando postavo su Splinder, scrissi “il fascino delle 40enni” riscuotendo un lusinghiero successo.
    Ciao Kiara, un abbraccio 🙂

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    1. Ahhhh…come mi mancava il mio commentatore del corazòn! Grazie Antò, sei – come sempre – troppo carino ma intanto io gongolo e soprattutto medito al nuovo post. Da qui ai miei 50 anni, giuro che pubblico 🙂

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