Carta canta!

Non sono scomparsa, no. Anche se sotto il peso dello zaino della minore – equiparabile a quello di una betoniera nei giorni buoni, a un intero cantiere in attività durante i temibili giorni dei rientri settimanali che la nana però si passa interamente a scuola dopo aver scoperto l’acqua calda che la mensa scolastica batte la cucina di casa 10:1 – ho vacillato e rischiato più volte la vita, questo sì.

Poi ho gradualmente fatto il callo (e l’ernia discale) al mio nuovo status di sherpa di lungo corso incaricato di prestare le spalle a pesi da bodybuilders navigati ed accompagnare riprendere riaccompagnare ririprendere Cami da scuola, palestra, amichetti anche più volte al giorno e sulla base di un calendario settimanale che sembra uscito dal General Counsel del CERN.

Assodato che ancora non mi sono spiaccicata al suolo sotto il peso della cultura, parliamo però di un altro tipo di libri, ché della scolastica non ne posso già più. Ah? Come dite..? E’ solo inizio ottobre e siam solo in prima media? NO MARIA, IO ESCO.

Ma dunque, dicevamo. Ognuno ha le sue compulsioni e c’è chi si rilassa spadellando a mo’ di Chef Ramsey in salsa mediterranea, chi trova la mindfullness aggredendo col Rowenta incandescente pile pericolanti di biancheria multiproprietà (tanta stima: io non stiro un fazzoletto dal 1999), chi intona stornelli felici smacchiando pavimenti e battiscopa…

ecco, io appartengo alla nutrita schiera di chi si rilassa spostando, svuotando e riempiendo librerie. Che, come ogni lettore forte sa, non sono mai abbastanza né mai abbastanza ordinate con raziocinio.

Ecco, si dà il caso che in quest’estate post-pandemica (post ‘n ciufulo, vabbeh) abbia finalmente avuto accesso a due nuove librerie – di tek massiccio, peso specifico cento zaini/betoniere di Cami – belle capienti ma soprattutto più vuote dei palinsesti di Telesubalpina il 15 agosto. Strategicamente collocate nella fattoria astigiana, visto che la cittadina magione è grande quanto una scatola di Stan Smith ha perimetro limitato, fanno ora bella mostra di sé con una serie di dorsi cromaticamente fluidi, un (non) criterio di ordinamento libresco che ho sempre rifuggito come il frullatore ad immersione ma che, adesso, toh! non mi dispiace più.

Anzi.

E sapete perchè non mi dispiace, amici bibliofili all’ascolto? Perché sempre quest’estate, nei tempi morti languidi del “vediamo qualcuno? mah, no, magari è un rischio…vediamoci le repliche della Toffanin” armata della pazienza di un amanuense benedettino e del sacro fuoco della psicosi ordine, mi sono pazientemente schedata tutti, ma proprio tutti i miei libri disponibili in casa, in cantina, in garage, dai miei e nell’alloggio della vicina del secondo piano. Okay, da lei no, ma quasi.

Manie ne abbiamo?

Rassicurata da cotanto interminabile Excel (favorisco un estratto: a stamparlo, in Calibri 8, non bastano 15 pagine) e dalla sua colonnna dedicata anche alla shelf location, modo più figo per dire: ‘ndo azz l’ho messo? ho iniziato mesi fa ad alleggerire scaffali domestici che rischiavano l’implosione e disseminare i miei possessi terreni e odorosi d’inchiostro tra città & campagna.

Che dire, amici: la consapevolezza di una mini -biblioteca casalinga, con tanto di funzionalità “trova” e “cerca e cancella doppioni” su file mi distilla una pace interiore che solo pochi altri piaceri al mondo, quasi tutti mangerecci, of course, mi regalano.

E adesso però non fatemi ulteriormente dubitare della mia sanità mentale e raccontatemi un po’ che rapporto avete voi con i libri: siete selezionatori attenti o accumulatori seriali – o entrambi, perché no? Li prestate con disinvoltura? Dove li stipate, e con che criterio? Ma soprattutto…

…come caspita avete fatto – se lo avete fatto – a convincervi a passare al Kindle?!?

Sono i giorni roventi delle offerte del Prime Day di Amazon e niente, nonostante tutte le allettanti e snellissime promesse dell’e-reader, io proprio non riesco a tradire la mia amata, vissuta, orecchiabile carta stampata. Ohibò.