Mari fuori & montagne interiori, bonus & malus edilizi, letture d’infanzia & misto fritto: il mio wrap up di febbraio

Mai come nei luuunghi, interminabili ventotto giorno del febbraio finalmente archiviato ho sognato di svegliarmi e ritrovarmi nel corpo pingue e fluffoso del mio avatar, un saggio pelouche che vive di eucalipto ed autonarcosi: una pesantezza cosmica generale è stato infatto il segno distintivo di un mese partito male, proseguito malissimo e risollevatosi giusto alla fine, complice un weekend mondano di festeggiamenti e un’iniziativa libresca che mi ha catapultata indietro in tempi (assai più) lieti.

Resta il fatto che per i tre quarti del mese l’ovale tendente al bluette di Laura Palmer emanava più brio della qui scrivente; perché le parole possono essere spigoli acuminati, e per quanto l’età, addizionata ad una qualcerta innata propensione al masochismo accettazione, mi abbia resa bella elastica e abbastanza impermeabile agli urti della vita (cit. Carboni) e con meccanica efficienza abbia tenuto insieme i pezzi di famiglia scuola lavoro tempo libero…il colpo l’ho accusato.

Forte, chiaro e potente. Poi ripeto,ho imparato da tempo e a suon di cicatrici a sciogliere da sola il nodo stretto della delusione e del risentimento; ma la memoria, la cache, l’hard disk qui nella capoccia beh, quella non posso cancellarla con la sola forza di volontà.

Ma torniamo a noi e ai toni trash che più ci si confanno, suvvia. Che coi mental breakdown scansati c’ammorba già sin troppo la Ferry nazionale, il cui grande evento traumatico è stato, vabbeh, riconosciamone la portata, lo sfratto il licenziamento la malattia le stragi in mare ah no…

Sanremo 2023.

Ma dato che questo tignoso febbraio è stato così denso di accadimenti, per renderne in modo appropriato tutta la complessità, l’idiosincrasia, la polifonia…ah no, qui volevo solo dire che di febbraio ne ho piene le tasche, i drammi veri sono altri e insomma procederò per bullet point. …come quando si mandano le mail di lavoro agli americani, presente?, notoriamente capre ignoranti poco avvezzi alle, em, zona d’ombra e alla complicanza.

Tre, due, uno…via.

Il 110%, ovvero lo Squid Game condominiale. Purtroppo (okay, non purtroppo ma vedi oltre) la fatidica comunicazione di inizio lavori per Superbonus, la chimerica CILA-S, è stata presentata dal condominio in cui dimoro, tra una transenna e l’altra, ben prima della scadenza ultima dello scorso 25 dicembre. O novembre. Vabbuò.

Perché se non sapete di che vada blaterando, beati voi: ché il mondo della riqualificazione energetica è una selva oscura, irta di ostacoli e farcita da mangerie della miglior specie come solo noi italioti sappiamo concepirne, tant’è che sta (per fortuna, a detta della nostra ditta appaltatrice!) inesorabilmente finendo.

In ogni modo: da aprile 2021, quando l’adesione al Superbonus era solo una nebulosa chimera, allo scorso lunedì, quando di isolamento termico degli involucri, coibentazione dei tetti et similia avrei potuto scrivere una tesina una tesi un PhD, credo di aver preso parte a qualcosa come centordici riunioni straordinarie. Tutte rigorisamente in seconda convocazione, tutte in orario serale (leggasi: ora pasto), tutte con rare eccezioni destinate a prolungarsi oltre i limiti dell’umana sopportazione. Unica nota positiva, dall’anno scorso i simpatici convivi si tengono in un convento, convento che rivedo sempre con affetto perché lì si tenne il mio corso prematri…ah, no, perché lo fiancheggia il kebabbaro più buono dei dintorni. Ché dopo ore ed ore di sbrodolate sugli infissi e sui montacarichi uno potrà almeno sbrodolarsi un po’ anche con cipolla e pummarola?

Ecco, febbraio è stato particolarmente denso di riunioni: ordinarie, staordinarie, interne col solo caposcala (sapevate dell’esistenza dei caposcala condominiali? Ecco, neanche io. Ebbene, il nostro vive al terzo piano e tiene traccia con invidiabile zelo delle questue di tutti i dirimpettai di Scala C), interne/esterne con caposcala e maestranze della ditta appaltatrice, e ancora, preliminari a quelle plenarie ma estese al direttore lavori e/o ai serramentisti e/o elettricisti e via discorrendo. Praticamente l’agenda di Joe Biden ma senza l’ufficio stampa di Joe Biden. Ché poi secondo me per rinfrescare un po’ la Casa Bianca basterebbero la metà delle riunioni.

Ecco, aggiungiamoci che a queste estenuanti sessioni di coscienza collettiva in orario post prandiale partecipano immancabilmente quei personaggi macchiettistici che ogni agglomerato suburbano non può non annoverare, tra cui – ogni riferimento è puramente condominiale – il vecchietto con l’apparecchio acustico che interrompe esplosioni di urla beduine all’indirizzo dell’amministratore e della 15ima rata al grido di “Ma qui parlate tutti PIANO, ma qui non si sente NIENTE” (intanto i fraticelli del convento han chiamato il 113); l’ingegnere mitomane fresco di laurea di GENNAIO che boccia la suggerita modifica alla rampa di accesso a nome di tutti (tutti CHI? le tue foglie d’alloro?); il pater familias pancino che lamenta il fatto che da mesi gli amati virgulti non possono guocare a nascondino tra le fresche frasche del giardino senza il rischio di beccarsi un montacarichi sulla capoccia (vero, verissimo, per carità, senonché da che mondo e mondo gli operai non VOLANO); la bionda svampi-ma-non-così-svampi che sollecita risposta al sollecito del sollecito della sua mail del 12/12 ad oggetto gli infissi di colore bia…ah, ops, quella sono io 🙂

Ma insomma per dire che può esser tutto molto, troppo pesante, senza parlare di quando le discussioni si trascinano, sterili ma estenuanti, fuori dalle sante porte del convento, mentre sullenostre coste si consumano veri e propri drammi ed ecatombi…tipo Sanremo 2023, certo.

A ognuno la sua croce e a me il punto croce. Uno bravo un giorno magari mi spiegherà perché io mi ostini ad imbarcarmi in progetti sempre pià arditi ambiziosi insensati, trasformando quello che è il mio personale antistress in una folle maratona alla scoperta di quanti MILIONI di punti possono toglierti vista e sonno in un un mq2 di tela.

No, perché da quando scarico da Etsy i sampler delle immaginifiche ricamatrici ucraine – per sostenerle, certo, ma anche e indiscutibilmente perché imbattibili, speriamo solo non su quel fronte – è tutto un crescendo di file PDF chilometrici da stampare in A4, ritagliare nei bordi e incollare tra loro sino a ricostruire schemi dalle dimensioni di lenzuoli. Bellissimi, eh, per carità. Ma del tipo che ti fa anche chiedere: ma che, mi ha forse obbligato il medico?

Ma insomma l’ultima folle impresa è quella che vedete abbozzata in un MILIONESIMO della sua grandezza reale in foto lassù: la cameretta di un’adolescente declinata in tutti i toni del marrone brunito, tipo ottanta diverse gradazioni di DMC nocciolato, una cinquanta sfumature di grigio su tela che lungi dal procurar piacere, provoca ormai, dopo mesi di croci cappuccinate, conati di vomito solo alla vista di cibi/liquidi/arredi/abiti marroni.

Ecco, se vuoi farmi male in questo periodo, offrimi della (brrr) Nutella. Ma favorisco una visuale più ampia per spiegarmi meglio.

Ma passiamo infine alle note positive, di questo mese sfidante, e notare bene che non ci ho infilato dentro nessun riferimento al lavoro, perché, beh…perché cerco di essere positiva. Non al Covid né allo streptococco, eh, grazie.

La montagna interiore e il mare in tivvù. Nel commentare alcune mie foto su IG ad oggetto l’ultimo weekend di febbraio in montagna, tipo le prime due che vedete lassù, la mia amica Radiant evidenziava la, em, conclamata assenza dell’elemento montano in praticamente tutto l’album, che pure si chiamava “weekend in quota” o qualcosa del genere.

Alla mia amica di sempre rispondevo – mi pare dopo quattro calici di bianco, ma stavo pur sempre festeggiando non uno ma ben due compleanni, maritt’ & amica E – che esiste evidentemente una montagna interiore che laddove paesaggi limpidi, verdeggianti e gloriosi non sortiscono nessun effetto (stavo per dire: non fanno né freddo né caldo, però in montagna fa innegabilmente freddo, eh) si riscalda a suon di brindisi, risate e festosa compagnia. Con la compagnia giusta, per dire, ho persino raggiunto un punto panoramico in quota…ma anche perché poi al rifugio m’attendevano tagliere e salumi. Laddove insomma l’amore per le vette innevate non arriva, arriva tutto il resto & contesto. La montagna interiore, chiaro!

Sempre e solo ammòòre e plauso invece per il mare, il sole, la sabbia, le nasse, gli ombrelloni…o meglio ‘o mare, ‘o sole…Ebbene sì, col consueto ritardo mi sono tramutata anche io in una #marefuorersss, una fan della fortunata serie di Rai 2, insomma, che sto recuperando in ingorde sessioni di binge watching serale su Netflix. Avendo resistenze al sonno mooolto diverse, in pratica funziona così: maritt’ si spara quattro puntate a sera/notte, io la metà. Il giorno dopo io recupero e lui rivede (!). La sera dopo lui di nuovo quattro e io due. La sera dopo, recupero. Insomma poteva fare l’allenatore dell’Atalanta!

Girata nella base navale della Marina di Napoli, la fiction In effetti più fiction di così non potrebbe essere: quelli che dovrebbero essere i detenuti di un penitenziario minorile sono a metà tra i briosi ospiti di un campus americano da film anni ’80, i partecipanti a Love is Blind e, vabbeh, i fratelli minori di Gomorra, questo sì. Tra una coltellata e l’altra, una vendetta di camorra e un rapimento, si consumano tormenti d’amore e concerti karaoke; ci si affeziona però anche ai personaggi (il mio prefe, Cardiotrap, che sogno di rivedere ad Amici) ed è indiscutibile che la trama sia costruita ad arte per tenerti incollato allo schermo, puntata dopo puntata. E cioè quattro puntate o due puntate a sera, vedi sopra.

Cicale, cicale, cicale: si balla? No, si legge! L’ho tenuta per ultima, la chicca del mese, per cui non smetto di ringraziare l’amica ed autrice Sandra, conosciuta proprio grazie al blog e presto diventata un punto di riferimento per le mie maratone libresche: libri che consiglia, libri che scrive…libri della sua infanzia di cui s’è messa caparbiamente alla ricerca e che ha pure trovato!

Ecco, se come Sandra e come me coltivate per i libri una sorta di venerazione – il libro come testo, il libro come messaggio, il libro come oggetto tangibile e porta sulle emozioni modello madeleine– vi invito caldamente a leggere questo suo post.

Post che ha mi ha fatta immediatamente fiondare su Ebay alla ricerca di alcuni titoli della mia infanzia, e che ora occhieggiano tenerelli e mezzi seppiati sulla cima della pila infinita che mi aspetta sul comodino. Che poi in realtà il delizioso “Le cicale”, ed. 1971, che nella metà degli anni ’80 fu il testo di narrativa che la mia augusta genitrice scelse per una sua classe delle medie – io facevo quinta elementare o giù di lì, e curiosa mi appropriai della copia omaggio che le case editrici mandavano in estate – vorrei lo leggesse innanzitutto la minore. Perché a me, ai tempi, folgorò. Tant’è che è già in arrivo il suo sequel, “Il ballo delle cicale”, le adolescenti compagne di scuola tra luci, ombre e batticuori della prima estate libera dai compiti a casa, ovvero quella dopo la terza media. Quella che attende Cami, insomma.

Ma è vero anche che allora io ero piccina, che erano altri tempi…che faccio che rileggermelo e fodermelo prima io che non vedo l’ora, valà. Piccola nota di ulteriore tenerezza, in calce a questa copia recuperata online e priva di tagliandino commerciale – insomma identica alla mia, quindi chissà, altro reperto da prof? vi sono anche gli esercizi di comprensione del testo. Come dice Cami: ADORO.

E con questa operazione nostalgia passo e chiudo. Ma fatemi sapere se ricordate qualche titolo della vostra infanzia, che sono…siamo, okay… curiose!

4 pensieri riguardo “Mari fuori & montagne interiori, bonus & malus edilizi, letture d’infanzia & misto fritto: il mio wrap up di febbraio

  1. Non ti ci vedo a mangiare cipolle e pummarola. Mi piace la descrizione delle assemblee condominiali che conosco abbastanza perchè in passato sono stato Amministratore del Parco dove abito e non invidio affatto l’Amministratore. Poi, quando ci sono in ballo grosse cifre come quelle del super-bonus, l’atmosfera si fa ancora più tesa. Riguardo ai libri, confesso che non ho fatto tante letture come te….ho letto per lo più libri di narrativa. Cmq vedo che non hai perso la tua verve nonostante i vari problemi citati.
    Ciao Kiara, buona serata.

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    1. Poliedrico, instancabile Anto’: tu si che sei uomo dai mille talenti! I miei, ma ormai si sa, sono limitati e fini a se stessi ma… sì dai, la verve non manca. Alle volte poi, è proprio una salvifica arma di difesa di massa, ecco. A presto, mancavi!

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  2. La.bonus malus faccenda ha tediato molto mia mamma, ponteggi tolti da poco, noi siamo tra i pochi che non hanno ristrutturato.
    Grazie Chiara per il tuo entusiasmo che ti ha fatto raccogliere il mio testimone della ricerca dei libri, davvero una missione che mi ha rallegrato tantissimo e fatto compagnia. Col ricamo sei sempre eccezionale.
    E grazie per il posto che mi hai dedicato in questo bel post.

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    1. Awww, solidarietà e vicinanza alla tua mamma – quantomeno mi dai conferma che prima o poi, finiscono, anche se qui la fine lavori è ancora lontana. E grazie a TE per aver condiviso la LibroMissione, una delle più belle e poetiche e scalda cuore di sempre ❤️

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