Sconsigli libreschi, la nuova rubrica di cui (non) sentivamo il bisogno. Parte 1, forse.

Il tempo vola. E spesso la sera, prendendo in mano l’ennesimo tomo che nove su dieci macinerò alla bell’e meglio con quel poco che mi resta di un corso di lettura veloce che data annus domini 2000 o suppergiù (focalizza, punta, allarga il campo visivo, cogli il senso, passa oltre, zzz) mi ritrovo a sospirare al pensiero di quanti titoli vorrei scoprire e quanto poco tempo ho per farlo. Una riflessione che peraltro ricorre sempre anche con i modelli per i miei ricami, che inanello compulsiva da quando ho scoperto Etsy un decennio fa: dal sito ne scarico centomila all’anno, di fatto riprodurne uno solo richiede mesi. E a me cosa resta? Un meraviglioso, inutile archivio, tutto stampato a colori e scrupolosamente archiviato in panzuti dossier Oxford, destinato a restare il ricordo spiegazzato di cosa “vorrei, ma non posso”.

Ma dicevamo, sui libri: un giorno in cui avevo bevuto più dell’ordinario ho rivelato euforica a casa che il primo nonché unico software della mia wannabe startup unicorno che renderà questo mondo un posto più felice e la sottoscritta una donna MOLTO più ricca richiede l’inserimento in una sorta di database urbi et orbi (ecco, la mia startup la chiamerò UrbiEtOrbi, memorizzate) delle 5/6 pietre miliari che un lettore definirebbe i suoi preferiti; o i suoi prefe, se avesse meno di quindici anni. Classici, contemporanei, saggi, fiction, manuali di self-help, biografie…chissene. L’ingegnoso software immagazzina, shakera, elabora e sputa fuori almeno altri 5/6 titoli che racchiudono tutti gli elementi chiave che caratterizzano i suoi prefe. E che insomma lo renderanno felice.

Non c’è forse del genio in tutto questo? Non sarebbe un’App vitale, imprescindibile, incomm…ecco no. Secondo la minore, durerebbe quanto l’ultimo fidanzato di Belìn Belèn (ciao Elio è stato bello ancorché durevole quanto il proverbiale gatto sul raccordo) e no, non mi procurerebbe nessun acconto per nessun villone a Beverly Hills.

UFFA:

In ogni modo io, per dire, ho un debole per le saghe familiari nordamericane con un tocco di giallo e tanto drama. E la paura fott*ta di aver già ampiamente esaurito le migliori pubblicazioni del genere quando invece no, sono certissima che non sia così; che là fuori ci sia ancora tanto in grado di stupirmi e accalappiarmi come un ronzino al lazo, solo che…solo che io quei titoli non li conosco. Purtroppo. Ecco perché vaggheggio vaneggio di software e startup e piscine a sfioro vista colline i Holl…ok, ok.

Rassegnata ai miei limiti tecnologico-imprenditoriali, però, in questi giorni mi son detta che può avere un senso dedicare dieci minuti a questa nuova rubrica, il cui intento è in qualche modo complementare al mancato software de noiartri: già che è difficile imbatterci con ciò che ci piace(rà), risparmiamoci almeno tanta monnezza inutile, no?!

Va da sè che i miei sarebbero s-consigli scherzosi, le mie recensioni (più che) opinabili, personali e di parte.

Ma mi piacerebbe condividerle (anche se lo faccio già su Goodreads: qui però mi leggono in tre e quindi mi sento di poter spammare di più;-) e dunque…che ne pensate?