Under the Astigian sun. Cronache di una prudente estate alla vaccinara.

Anche quando hai fatto dello humour di dubbio gusto la tua bandiera, vi sono cose talmente serie non solo da non poter sdrammatizzare, ma che addirittura ti scoraggiano dal mettere mano ad argomenti decisamente più leggeri, che all’improvviso da lievi si trasformano in fuori luogo e (diciamo pure) creti*i.

Nel pieno del lockdown, il babbo di una cara amica – una forza della natura, una roccia nel senso più concreto del termine, inteso come spalla solida cui appoggiarsi, guida nelle asperità e faro luminoso nelle nebbie delle incertezze – s’aggrava tutto d’un colpo. Troppo veloce anche solo perché la sua famiglia possa entrare nell’ottica della malattia (che poi, in che ottica vuoi entrare esattamente…?), si spegne e un po’ della sua luce la porta via con sé anche nei suoi cari.

O ancora, c’è questo mio amico dai tempi dell’Uni trasferitosi in Polonia al seguito della sua deliziosa Ewa; dopo quindici anni di malattia, perde la sua mamma mentre si trova all’estero e si macina duemila km di strada in auto per assistere al funerale, solo col suo groppo in gola mentre le stazioni radio cambiano lingua al varco di ogni confine; perché la prima estate post-lockdown è anche questo, una giungla di buracrozia, limitazioni e divieti che rendono gli spostamenti anche più indispensabili un tetris imbrogliatissimo.

E poi c’è B, una sorella per te, colei con cui hai condiviso i pizzini sottobanco durante le interrogazioni di greco e le estati in assoluto più ridenti e lievi della tua vita, che assiste con i propri occhi all’ictus, imprevedibile e devastante come solo questi mali codardi sanno essere, della sua dolce mamma. Succedeva lo scorso 11 giugno, tra poco sarà un mese. Un mese di coma per la mamma, un mese in cui la tua amica e il suo papà hanno esaurito tutte le loro lacrime, vuoi perché la compromissione è grave vuoi, di nuovo, perché i protocolli ospedalieri in epoca Covid ostacolano non solo le visite, ma persino le telefonate in (da) reparto. Peripezie e giri di giostra incredibili anche solo per parlare con un medico – che poi è un medico sempre diverso, ovvero quello che capita in terapia intensiva sulla base dei turni; e che purtroppo, fatte salve lodevoli eccezioni, spesso non brilla per umanità e empatia…pure!

Però…però la speranza, quel filo sottile che tiene in vita i nostri cari e un po’ anche noi finché é presente, non bisogna abbandonarla mai. (Poi tra il dirlo e il farlo/provarlo c’è di mezzo il Pacifico, lo so.)

Ma intanto sabato B. ha stracciato tutti i protocolli e, complice un’infermiera dall’animo gentile, è riuscita ad infilarsi in ospedale e parlare alla sua mamma, che inerte sul letto la guardava senza vederla con gli occhi fissi e velati. Ecco…incredibile a dirsi ma a distanza di un giorno (casualità o conseguenza? Io dico conseguenza!) la sua mamma inizia per la prima volta a manifestare le prime, timide reazioni agli stimoli da un mese a questa parte!

Ed io son così felice, così speranzosa che allora sì, daje, qualche scampolo d’estate sento di poterlo condividere, ora. Confessandovi di essermi sentita un’idiota, in questi ultimi mesi, ad aver rimpianto il mancato viaggio oltreoceano, essermi preoccupata per i rimborsi e menate così: ma son crucci che son durati quanto una relazione di Temptation Island, ecco.

Ai pachidermi delle aviolinee della TAP abbiamo sostituito rotondità più rassicuranti – e nostrane: le balle di fieno del cugino Army, i tronchi strategici dei vicini di fattoria nell’Astigiano. Il progetto estivo per intero prevede anche di metter finalmente mano al secondo piano del cascinale in campagna, ma la realtà è che nel weekend la pigrizia la fa da padrona e quindi…estate 2021? Camilla dice: più realistico 2025.

Quando parlo di sabati indolenti, mi riferisco a questi, per dire. L’Astigiano ospita alcune piscine defilate e incuneati tra vallate verdi che son delle autentiche perle; nulla ma proprio nulla a che vedere con alcune immagini raccapriccianti di muscoli e panze tremule stipati come jappi in metro all’ora di punta in certe piscine cementifere che COVID-19, questo sconosciuto?

Dato che qui si lavora sino ad agosto inoltrato, vediamo di sfruttare appieno i benefici dello smart, ché quando ci ricapita? mi son detta. E dunque: a due passi da casa, ho scoperto uno spazio co-working che…lascio parlare le immagini, daje. (Dimenticavo: postazione, wifi, area snack con caraffe d’acqua e dispenser di caffé per tutto il giorno, 5€)

E poi? Beh, visto e considerato che l’assembramento, sui lidi ove facciam tappa da quattro anni a questa parte, non è un problema (o meglio: può non esserlo, ma bisogna essere accorti e calibrare le scelte, mai come ora che il livello d’allerta pare sceso ai minimi storici)…com’è che faceva la canzone? per quest’anno/non cambiare/stessa spiaggia/stesso mare… Abbiamo tastato il terreno con una toccata&fuga a giugno (pictured) e se tutto va bene ci torneremo , con mascherina sul naso e insalatiera di fettuccine onde evitare intasamenti al bar.

E voi, stenui lettori on air? Riuscirete a ritagliarvi qualche giorno di break, qualche weekend d’evasione oppure nei giorni sospesi della post pandemia l’opzione divano, ciabatta e condizionatore – ma anche risveglio lento&profumo di caffé – ha acquisito un suo perché?

2 pensieri riguardo “Under the Astigian sun. Cronache di una prudente estate alla vaccinara.

  1. pur trattando di problemi seri, tra una riga e l’altra riesco a cogliere lo spunto per un timido sorriso. Con tutto il rispetto per le persone coinvolte negli eventi tragici descritti, sul caso della tua amica che ha la madre in terapia intensiva vorrei spendere qualche parola avendo lavorato in una grande realtà ospedaliera della mia Città, so quello che vivono i familiari delle persone ricoverate e so anche che molto spesso si ha a che fare con personale sanitario molto distaccato.
    Su questo argomento ricordo di aver scritto molto tempo fa, qualcosa sull’argomento…il titolo del post era “oltre quella porta” che incontrò il gradimento di tantissimi lettori a riprova di aver centrato esattamente il problema.
    Dunque, leggo che passerai qualche fine settimana nel tuo Astigiano…allora spegni il p.c. e rilassati…
    un caro saluto 🙂

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    1. Grazie Anto, come sempre arrivi dritto al cuore e al punto. Eh si, oltre all’indicibile sofferenza per le condizioni della sua mamma, la mia amica sta soffrendo tanto questa mancanza diffusa di empatia. Ma… ci sono i ma, per fortuna. Come quell’infermiera-angelo che le ha permesso di vedere la sua mamma, ed ora di mostrarle videomessaggi che le fan scendere lacrime di commozione:)
      Grazie Anto, grazie per la bella persona che sei. E daje tutta, sempre!

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